mercoledì 30 ottobre 2013

Perdita


Non so se mi ero innamorata di te.
Mi innamorai però di altre cose, lo so:
di una stanza scomoda rivolta a nord,
di una teiera che crepitava di sera.

Degli alberi mi innamorai che toglievano spazio,
dei solitari e soffocanti cinema di quartiere,
dei dolorosi ricordi di prigione,
di un muro ferito dalle bombe.

Delle fermate del tram, delle foglie ricoperte di brina,
di una calda tasca con castagne bruciate,
della pioggia scrosciante, del suono del telefono,
perfino della nebbia fonda color cenere.

Di tutto il mondo mi ero innamorata, non di te.
Lo scoprivo nuovo, interessante, ricco.
Per questo soffro... Non per averti perso.
Altro ho perduto - il mondo intero.


Blaga Dimitrova

Senza Amore


Da questo momento vivrò senza amore.
Libera dal telefono e dal caso.
Non soffrirò. Non avrò dolore né desiderio.
Sarò vento imbrigliato, ruscello di ghiaccio.

Non pallida per la notte insonne -
ma non più ardente il mio volto.
Non immersa in abissi di dolore -
ma non più verso il cielo in volo.
Non più cattiverie - ma nemmeno
gesti di apertura infinita.
Non più tenebre negli occhi, ma lontano
per me non s'aprirà l' orizzonte intero.

Non aspetterò più, sfinita, la sera -
ma l'alba non sorgerà per me.
Non mi inchioderà, gelida, una parola -
ma il fuoco lento non mi arderà.
Non piangerò sulla crudele spalla -
ma non riderò più a cuore aperto.
Non morrò solo per uno sguardo -
ma non vivrò realmente mai più.

Blaga Dimitrova

sabato 26 ottobre 2013

Il mio futuro




Il mio futuro.
Il capriccio di un attimo
mi ha rubato il futuro,
messo insieme a casaccio.
Voglio rifabbricarmelo più bello,
come l'ho sempre pensato.
Ricostruirlo su terreno solido
(le mie intenzioni)
Risollevarlo su colonne altissime
(i miei ideali)
Riaprirvi il passaggio segreto
dell'anima mia.
Rialzargli la torre scoscesa
della mia solitudine.

Edith Irene Södergran

Io




Io sono sconosciuta in questa terra,
che posa profonda sotto il peso del mare,
il sole la guarda con raggi serpeggianti
e l'aria fluisce tra le mie mani.
Mi hanno detto che sono nata in prigionia-
qui, nessun volto mi sarebbe conosciuto.
Ero una pietra, gettata qui sul fondo?
Ero un frutto, troppo pesante per il suo ramo?
Qui sto appostata, ai piedi dell'albero che fruscia,
come salirò per questi tronchi scivolosi?
Lassù, s'incontrano le chiome oscillanti,
là voglio sedere e spiare
il fumo dei camini della mia terra.


Edith Irene Södergran

Amore



La mia anima era un abito azzurro colore del cielo;
l’ho lasciato su uno scoglio, sul mare
e sono venuta da te, e somigliavo a una donna.
E come una donna mi sono seduta alla tua tavola
e ho bevuto una coppa di vino, e respirato il profumo delle rose.
Hai detto che ero bella, che somigliavo
a qualcosa che avevi visto in sogno.
Ho dimenticato tutto, la mia infanzia e la mia patria,
sapevo solo che le tue lusinghe mi tenevano prigioniera.
E tu, ridendo, hai preso uno specchio e mi hai detto di guardarmi.
Ho visto che le mie spalle erano fatte di stoffa
e si stavano sbriciolando,
ho visto che la mia bellezza era malata,
e che desiderava solo una cosa: sparire.
Oh, tienimi stretta tra le tue braccia,
che io non abbia più bisogno
di niente.

Edith Irene Södergran

giovedì 17 ottobre 2013

In me cogli


In me cogli anni crescono, a mio merito
o demerito, quei danni d'ascrivere
interi a plurime carnali sterili
dilettazioni in cui involta o proclive
m'affatico... a diletti semiseri
e periferici.,. alle loro derive...
così che non mi viene dal preterito
il come e tanto meno il cosa vivere,
che in questi giorni persi neri e duri
se qualcosa mi resti non ho prove,
se qualcosa qui o altrove per me duri,
e non so se la sera ora congiuri
contro di me, o sui drudi miei dall'ovest
induri, sui passati e sui futuri.

Patrizia Valduga

Il vostro sguardo



"Il vostro sguardo insolente dovrà
chinarsi... Voi, bastardi tracotanti,
l'alba che viene tutti squaglierà!"
 
"Si squaglieranno solo i tuoi amanti
in quell'alba che tutti i sogni smura,
goffi fra tremiti e vene, spïanti
 
lì per giocarti, per farci paura.
So che lo sai..." "Non so nessuna cosa,
puliscimi la tua slumacatura."
 
"Come sei altera e disdegnosa!
Sconcialtela così che me la prenda
e disbrami la voglia che mi posa."
 
Poi col le reni in una morsa orrenda,
"Or godi e taci, or... ti resti dentro".
E mi convien tacere, per ammenda.
 
"Vedi come veloce in te m'inventro,
vedi come lo vuoi e tieni tutto,
vedi che piangi umore dal tuo centro...
 
ecco rientro, e coli dappertutto.
Via di qui, voi, che più non mi resiste,
in piacere si volta il suo gran lutto."
 
Altra doglia e delizia insieme miste
intorno ad un calore ch'io non so
m'ingolfavano il cuore e fu ben triste
 
venire a resa pur gridando "No!",
per fame di carne grassa di grasso
e sangue.. e per mia scusa che dirò?
 
"Sento l'alba salire passo a passo,
con lei ti lascio, anima confusa;
il tuo cielo ho innalzato ch'era basso
 
e più non fonderai come ti ho fusa
fuor dei denti di ieri e di domani.
Se la vista del sole non ti è chiusa
 
vinca tua guardia i movimenti umani!"
E tu, alba, giungi ben tardi e greve,
se ancora par che tocchino le mani
 
e il ventre palpita geme e beve
dalle sue vene salive segrete...
Questo è il mio schifo, il mio dover tra breve
 
tirarmi su, venir dove voi siete,
vere ombre e fantasmi e larve vere.
Odio voi, odio il giorno e la sua rete,
 
ma nel mio buio so quasi tacere.

Patrizia Valduga

mercoledì 16 ottobre 2013

Code

Non mi dispiace fare le code,
c'è tempo per pensare,
per guardare dentro la borsa,
dentro la tasca dell'auto,
tempo per programmare i giorni a venire
domani dopodomani,
per guardare negli occhi di quell'extra gentile
(che vetro scintillante mi ha fatto,
gli ho chiesto il sinistro domani il destro,
ogni giorno un pezzetto diverso)
tempo per guardare quel bel geranio al quarto piano,
sta bagnandolo una vecchina pulita, bellina,
tempo per leggere i titoli, il nome di una via,
tempo per cominciare questa poesia.


VIVIAN LAMARQUE

La guardi con gli occhi spalancati

La guardi con gli occhi spalancati
la credi una farfalla
invece è l’autunno Ignazio
e lei è una foglia gialla.
VIVIAN LAMARQUE

giovedì 10 ottobre 2013

Il Risveglio



Su questo letto d'erbe, come posso dormire ancora?
Sento l'aria odorosa scorrere intorno a te.
È la tua bocca un fiore, la cui vampa divora.
Dàmmela, amor mio dolce, e non bruciar che me.

Quel gran soffio d'amore dentro il bacio che anelo
dalle tue labbra chiuse, io non lo so rapire.
Se tu me ne fai dono, avrò giú terra in cielo...
Ma il tuo sonno si ostina. E tu mi fai morire.

Vieni! Sotto quegli olmi; avremo .ombre profonde..
Gorgheggeran gli uccelli, vedendo il nostro amore.
Laggiú, dietro le nubi, il sole si nasconde.
Ma dentro gli occhi tuoi, ricerco il suo fulgore.

Ecco: ti sei ridesto, dal tuo lungo sopore.
Sono i tuoi baci il miele, che ci daranno i fiori.
Il tuo cuore sospira... Viene a cercarmi il cuore?
Sta qui, sulla mia bocca. Prèndilo: è tutto ardore.
E còprimi di fiori.


Marceline Desbordes Valmore

Io non so più, io non voglio più.

Io non so più, io non voglio più
Io non so più da dove sia nata la mia collera;
ha parlato... e le sue colpe sono scomparse.
I suoi occhi imploravano, la sua bocca voleva piacere:

dove sei fuggita, mia timida collera?
Non lo so più.

Non voglio più guardare ciò che amo.
Non appena sorride, tutti i miei pianti svaniscono.
Invano, per forza o per dolcezza suprema,
l’amore e lui vogliono ancora che io ami;
io non voglio più.

Non so più evitarlo nella sua assenza;
tutti i miei giuramenti sono ormai superflui.
Senza tradirmi, ho sfidato la sua presenza;
ma senza morire sopportare la sua assenza
io non so più.

Je ne sais plus, je ne veux plus

Je ne sais plus d’où naissait ma colère;
Il a parlé... Ses torts sont disparus.
Ses yeux priaient, sa bouche voulait plaire:
Où fuyais-tu, ma timide colère?
Je ne sais plus.

Je ne veux plus regarder ce que j’aime.
Dès qu’il sourit, tous mes pleurs sont perdus.
En vain, par force ou par douceur suprême,
L’amour et lui veulent encor que j’aime;
Je ne veux plus.

Je ne sais plus le fuir en son absence;
Tous mes serments alors sont superflus.
Sans me trahir, j’ai bravé sa présence;
Mais sans mourir supporter son absence,
Je ne sais plus!


Marceline Desbordes Valmore

sabato 5 ottobre 2013

Il Mio Futuro

Il mio futuro.
Il capriccio di un attimo
mi ha rubato il futuro,
messo insieme a casaccio.
Voglio rifabbricarmelo più bello,
come l'ho sempre pensato.
Ricostruirlo su terreno solido
(le mie intenzioni)
Risollevarlo su colonne altissime
(i miei ideali)
Riaprirvi il passaggio segreto
dell'anima mia.
Rialzargli la torre scoscesa
della mia solitudine.

Edith Irene Södergran

Io

Io sono sconosciuta in questa terra,
che posa profonda sotto il peso del mare,
il sole la guarda con raggi serpeggianti
e l'aria fluisce tra le mie mani.
Mi hanno detto che sono nata in prigionia-
qui, nessun volto mi sarebbe conosciuto.
Ero una pietra, gettata qui sul fondo?
Ero un frutto, troppo pesante per il suo ramo?
Qui sto appostata, ai piedi dell'albero che fruscia,
come salirò per questi tronchi scivolosi?
Lassù, s'incontrano le chiome oscillanti,
là voglio sedere e spiare
il fumo dei camini della mia terra.


Edith Irene Södergran