venerdì 30 gennaio 2015

Ti adoro

Bentrovati e benvenuti cari lettori di Poesiandu.

Finalmente Venerdì, fine settimana meritato per tutti coloro che durante la settimana hanno avuto degli impegni molto pesanti.
Per far scendere su di voi un po di buon umore e relax, una grande poesia di Charles Baudelaire che lascia spazio all'immaginazione di ognuno di noi per la persona amata.

Buona lettura e buona permanenza insieme a noi!

T'adoro al pari della volta notturna,
o vaso di tristezza, o grande taciturna!

E tanto più t'amo quanto più mi fuggi, o bella,
e sembri, ornamento delle mie notti,
ironicamente accumulare la distanza 
che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.

Mi porto all'attacco, m'arrampico all'assalto
come fa una fila di vermi presso un cadavere e amo,
fiera implacabile e cruda, sino la freddezza
che ti fa più bella ai miei occhi.



di Charles Baudelaire

giovedì 29 gennaio 2015

La Bellezza


Buonasera e bentrovati cari appassionati di letteratura!

Sono bella, o mortali, come un sogno di pietra e il mio seno,
cui volta a volta ciascuno s'è scontrato,
è fatto per ispirare al poeta un amore eterno e muto come la materia.

Troneggio nell'azzurro quale Sfinge incompresa,
unisco un cuore di neve alla bianchezza dei cigni,
odio il movimento che scompone le linee e mai piango, mai rido.

I poeti, di fronte alle mie grandi pose,
che ho l'aria di imitare dai più fieri monumenti,
consumeranno i giorni in studi severi, perché,

onde affascinare quei docili amanti,
ho degli specchi puri che fanno più bella ogni cosa:
I miei occhi, questi larghi occhi dalle luci eterne.


di Charles Baudelaire

martedì 27 gennaio 2015

L'anima del vino


Buonasera  e bentrovati.

Ancora una volta, non mi stanco mai, una bellissima poesia del grande Charles Baudelaire, dove ci fà vivere le vere e proprie sensazioni della vita di ogni giorno,leggete con attenzione, troverete dei punti fortemente interessanti.

Vi auguro una buona lettura e buona permanenza!

Dentro le bottiglie cantava una sera l'anima del vino:
<< Uomo, caro diseredato, eccoti un canto pieno
di luce e di fraternità da questa prigione
di vetro e da sotto le vermiglie ceralacche!

So quanta pena, quanto sudore e quanto sole
cocente servono, sulla collina ardente,
per mettermi al mondo e donarmi l'anima;
ma non sarò ingrato nè malefico,

perchè sento una gioia immensa quando scendo
giù per la gola d'un uomo affranto di fatica,
e il suo caldo petto è una dolce tomba
dove sto meglio che nelle mie fredde cantine.

Senti come echeggiano i ritornelli delle domeniche?
Senti come bisbiglia la speranza nel mio seno palpitante?
Vedrai come mi esalterai e sarai contento
coi gomiti sul tavolo e le maniche rimboccate!

Come accenderò lo sguardo della tua donna rapita!
Come ridarò a tuo figlio la sua forza e i suoi colori!
Come sarò per quell'esile atleta della vita
l'olio che tempra i muscoli dei lottatori!

Cadrò in te, ambrosia vegetale,
prezioso grano sparso dal Seminatore eterno,
perchè dal nostro amore nasca la poesia
che come un raro fiore s'alzerà verso Dio!>>


di Charles Baudelaire

sabato 24 gennaio 2015

L'Albatros

Bentrovati cari appassionati di letteratura!

Questa notte, vi propongo una bellissima poesia dell'autore Charles Baudelaire, nella quale esprime tutte le sue sensazioni, in una poesia molto coinvolgente.
Mi auguro che sia di vostro gradimento, nel frattempo, vi auguro una dolce notte,bellissimi sogni ed un ottimo risveglio e magari, per chi domani non lavora, un meritato riposo nel weekend!



Sovente, per diletto, i marinai catturano degli albatri, grandi
uccelli marini che seguono, indolenti compagni di viaggio, il
bastimento scivolante sopra gli abissi amari.

Appena li hanno deposti sulle tavole, questi re dell'azzurro, goffi

e vergognosi, miseramente trascinano ai loro fianchi le grandi,
candide ali, quasi fossero remi.

Come è intrigato e incapace, questo viaggiatore alato! Lui, poco
addietro così bello, com'è brutto e ridicolo! Qualcuno irrita il
suo becco con una pipa mentre un altro, zoppicando, mima
l'infermo che prima volava!

E il poeta, che è avvezzo alle tempeste e ride dell'arciere, assomiglia
in tutto al principe delle nubi: esiliato in terra, fra gli
scherni, non puo' per le sue ali di gigante avanzare di un passo.


di  Charles Baudelaire

giovedì 22 gennaio 2015

Il crepuscolo della sera


Bentrovati e benvenuti cari lettori di Frasiandu!

Complice dei ribaldi, ecco già la leggiadra
sera a passi di lupo giunge, come una ladra;
lento si chiude il cielo, come una grande alcova,
e una belva si muove nell'uomo, avida e nuova.
O dolce sera, premio di chi, senza mentire,
le affaticate braccia guardandosi, può dire:
<< Oggi s'è lavorato >>, tu che sai consolare
l'anime tribolate dalle pene più amare,
lo studioso ostinato che già reclina il ciglio,
l'operaio che curvo ritorna al suo giaciglio!
Pesantemente, intanto, nell'aria orde di neri
demoni si risvegliano a guisa di banchieri,
e su imposte e tettoie ciecamente s'avventano.
Nelle vie, fra le luci che la bora tormenta,
s'accende il Meretricio, e si scava, alla pari
d'un formicaio, mille labirinti e ripari,
aprendosi dovunque qualche varco nascosto,
come avanza nell'ombra furtivo un avamposto,
e nel grembo di fango delle città malsane
di soppiatto movendosi, come il verme nel pane.
Qua e là le cucine s'odono ora ansare,
e muggire i teatri, e le orchestre russare;
ora, in combutta, mettono bari e sgualdrine il piede
nei locali ove il gioco le sue gioie concede,
mentre i ladri, che posa non hanno né pietà,
vanno anch'essi al lavoro, e piano piano già
forzano gli usci e vuotano le casseforti infrante,
per vivere qualche giorno e vestire l'amante.

Chiuditi in te in questo solenne attimo, o mia
anima; ignora l'urlo che sale dalla via.
Questa è l'ora che accresce gli spasimi del male,
e di sospiri e aneliti riempie l'ospedale,
quando il comune abisso ad uno ad uno inghiotte
i morenti, abbrancati dalla squallida Notte.
- Mai più per loro, a sera, l'odorosa pietanza,
né, accanto al fuoco, un viso di donna, in una stanza...

Del resto, i più non hanno nemmeno conosciuto
il bene d'una casa, non hanno mai vissuto!


di Charles Baudelaire

martedì 20 gennaio 2015

Non dedicarmi troppo tempo

Bentrovati cari appassionati di letteratura.

In questo Martedì, vi voglio segnalare una poesia molto intensa della grande Bella Achatovna Achmadulina, dove quasi, con le sue bellissime parole, cerca di far immaginare o meglio ancora capire cosa vuole trasmettere a chi la legge.

Buona lettura!

Non dedicarmi troppo tempo,
non pormi tante domande.
Non sfiorare la mia mano
con i tuoi occhi buoni, fedeli.

Non seguirmi in primavera
lungo le pozzanghere.
Lo so: una volta ancora, nulla 
verrà fuori da questo incontro.

Forse pensi: è per superbia
che non mi vuole amico.
Non la superbia-l'amarezza
tiene così alta la mia testa.


di Bella Achatovna Achmadulina

domenica 18 gennaio 2015

Suono premonitore

Bentrovati e benvenuti carissimi lettori della letteratura internazionale e non solo!

Come state trascorrendo questa domenica di metà Gennaio? Spero nel migliore dei modi, è sempre un giorno dove la maggior parte di noi trova un po di tempo per se.
Molti, mi scrivono, che durante la domenica dopo pranzo soprattutto, amano mettersi davanti il proprio personal computer e iniziare a leggere un mondo meraviglioso che è quello di Poesiandu.
Io non sò come ringraziarvi, sono anni ormai che mi seguite e devo dire che siete diventati veramente tantissimi, grazie!



Andiamo a leggere una bellissima poesia di Bella Achatovna Achmadulina, tutta per voi!

Suono premonitore, da dieci giorni
ti aspetto sulla strada di Parsino
E ancora aspetto sotto la luna piena.
Suono premonitore, sei qui da qualche parte.
Cadi nella fertilità di una ferita aperta.
Perchè mi segui e ti nascondi?

Suono premonitore, per quanto grande
sia la mia colpa, grande è anche il tormento.
Quale orecchio ti ama come il mio?
Mi dice addio la luna piena.
Ma non ho un suono premonitore.
non ho un suono. Ma c'era prima?

Non dividerò con nessuno la mia luna,
e lei nessun altro amerà.
La vita scopre d'un tratto di essere in punto di morte.
Suono premonitore, eccomi
a giocare con la tua assenza sublunare.

Suono premonitore, perdonami.


di Bella Achatovna Achmadulina

venerdì 16 gennaio 2015

L'addormentato nella valle


Bentrovati e benvenuti carissimi lettori della grande letteratura mondiale!

In questo Venerdì, vi farò leggere una bellissima poesia di Arthur Rimbaud.
Spero che sia di vostro gradimento, nel frattempo vi auguro buona lettura e buona permanenza insieme a Poesiandu!

È una gola di verzura dove il fiume canta
impigliando follemente alle erbe stracci
d'argento: dove il sole, dalla fiera montagna
risplende: è una piccola valle che spumeggia di raggi.

Un giovane soldato, bocca aperta, testa nuda,
e la nuca bagnata nel fresco crescione azzurro,
dorme; è disteso nell'erba, sotto la nuvola,
pallido nel suo verde letto dove piove la luce.

I piedi tra i gladioli, dorme. Sorridente come
sorriderebbe un bimbo malato, fa un sonno.
O natura, cullato tiepidamente: ha freddo.

I profumi non fanno più fremere la sua narice;
Dorme nel sole, la mano sul suo petto
tranquillo. Ha due rosse ferite sul fianco destro.


di Arthur Rimbaud

mercoledì 14 gennaio 2015

Lacrima


Bentrovati e benvenuti cari lettori di Poesiandu!

Lontano dagli uccelli, dai greggi, dalle villanelle, bevevo, accoccolato in qualche landa circondata dai boschi di nocciuoli, in una tepida e verde foschia pomeridiana. 

Che cosa potevo bere in quella giovine Oise - olmi senza voce, erba senza fiori, cielo coperto-, che cosa attingevo alla zucca di colocasia? Qualche liquor d'oro insipido, e che fa sudare. 

Parevo una brutta insegna d'albergo. Poi l'uragano mutò il cielo, fino a sera: furono paesi neri, laghi, pertiche, colonnate sotto la notte azzurra, stazioni. 

L'acqua dei boschi si perdeva in sabbie vergini, il vento scagliava dal cielo ghiaccioli ai pantani... E dire che, come un pescatore d'oro o di conchiglie, non mi sono dato pensiero di bere!


di Arthur Rimbaud

domenica 11 gennaio 2015

Le Vocali

Bentrovati cari lettori di Poesiandu!

A nera, E bianca, I rossa, U verde, 0 blu: vocali! 
Un giorno dirò i vostri ascosi nascimenti: 
A, nero vello al corpo delle mosche lucenti 
Che ronzano al di sopra dei crudeli fetori, 

Golfi d'ombra; E, candori di vapori e di tende, 
Lance di ghiaccio, bianchi re, brividi di umbelle; 
I, porpore, rigurgito di sangue, labbra belle 
Che ridono di collera, di ebbrezze penitenti; 

U, cicli, vibrazioni sacre dei mari verdi, 
Quiete di bestie ai campi, e quiete di ampie rughe 
Che l'alchimia imprime alle fronti studiose. 

O, la suprema Tromba piena di stridi strani, 
Silenzi attraversati dagli Angeli e dai Mondi: 
O, l'Omega, ed il raggio violetto dei Suoi Occhi!


di Arthur Rimbaud

mercoledì 7 gennaio 2015

Infinito



Adesso che ho superato già 
tanti dolori e posso 
leggere il mio destino come 
una mappa piena di errori, 
quando non sento nessuna compassione 
di me stesso e posso 
passare in rassegna 
la mia esistenza senza sentimentalismi, 
perché ho trovato una relativa pace, 
lamento solo la 
perdita dell'innocenza. 
Mi manca l'idealismo della gioventù, 
del tempo in cui esisteva ancora per me 
una chiara linea divisoria 
tra il bene e il male 
e credevo che fosse possibile agire 
sempre in accordo con 
principi amovibili.


di Isabel Allende

Sonetto di sterpi e limiti


Bentrovati e benvenuti cari lettori di Poesiandu!

Avete trascorso bene le feste?
Spero proprio di sì, io devo dire di aver trascorso magnificamente bene le festività insieme alla mia famiglia, come del resto ogni anno, ci si riunisce per stare insieme e trascorrere nel migliore dei modi le feste.
Mi auguro che il 2015 sia per voi un anno pieno di possibilità, salute e tranquillità.

Ricominciamo il 2015, con una bellissima poesia di Andrea Zanzotto, buona lettura!

Sguiscio gentil che fra mezzo erbe serpi,
difficil guizzo che enigma orienta
che nulla enigma orienta, e pur spaventa
il cor che in serpi vede, mutar sterpi;

nausea, che da una debil quiete scerpi
me nel vacuo onde ogni erba qui s'imprenta,
però che in vie e vie di serpi annienta
luci ed arbusti, in sfrigolio di serpi;

e tu mia mente, o permanere, al limite
del furbo orrido incavo incastro rischio,
o tu che a rischi e a limiti ti limi:

e non posso mai far che non m'immischio,
nervi occhi orecchi al soprassalto primi
se da ombre e agguati vien di serpe il fischio.


di Andrea Zanzotto