mercoledì 5 dicembre 2012

Le ultime ore di Venezia

È fosco l'aere, 
é l'onda muta!... 
ed io sul tacito 
Veron seduto, 
in solitaria 
malinconia 
ti guardo e lagrimo, 
Venezia mia! 

Sui rotti nugoli 
dell'occidente 
il raggio perdesi 
del sol morente, 
e mesto sibila 
per l'aria bruna 
l'ultimo gemito 
della laguna. 

Passa una gondola 
della città: 
- Ehi, della gondola, 
qual novità? 
- Il morbo infuria 
il pan ci manca, 
sul ponte sventola 
bandiera banca! 

No no, non splendere 
su tanti guai, 
sole d'Italia, 
non splender mai! 
E sulla veneta 
spenta fortuna 
sia eterno il gemito 
della laguna. 

Venezia! l'ultima 
ore é venuta; 
illustre martire 
tu sei perduta... 
Il morbo infuria, 
il pan ti manca, 
sul ponte sventola 
bandiera bianca! 

Ma non le ignivome 
palle roventi, 
né i mille fulmini 
su te stridenti, 
troncan ai liberi 
tuoi dì lo stame... 
Viva Venezia! 
Muor di fame. 

Sulle tue pagine 
scolpisci, o Storia, 
l'altrui nequizie 
e la sua gloria, 
e grida ai posteri: 
tre volte infame 
chi vuol Venezia 
morta di fame! 

Viva Venezia! 
Feroce, altiera 
difese intrepida 
la sua bandiera: 
ma il morbo infuria 
il pan le manca... 
sul ponte sventola 
bandiera bianca! 

Ed ora infrangasi 
qui sulla pietra 
finch' è ancor libera 
questa mia cetra; 
a Te, Venezia, 
l'ultimo canto, 
l'ultimo bacio, 
l'ultimo pianto! 

Ramingo ed esule 
sul suol straniero, 
vivrai, Venezia, 
nel mio pensiero, 
vivrai nel tempio 
qui del mio core 
come l'immagine 
del primo amore. 

Ma il verbo sibilia 
ma l'onda è scura, 
ma tutta in gemito 
é la natura; 
le corde stridono, 
la voce manca... 
sul ponte sventola 
bandiera bianca!

Arnaldo Fusinato

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