Notte – presto fu piena.
Dischiuse un pugno nero
la raggiera
di fuoco delle dita,
alzò prima un tripudio
celeste di faville,
librò una per una
alte
sempre più in alto
le folgori gemmate...
svettò
verso il suo culmine,
muta
e, a strappi, strepitante
lei, festa umana
e angelica, aspettata
da noi piccoli a lungo
e in ansia, all’unisono
in tempi di concordia
e ora, di nuovo, a tradimento
rapì i desideri
e i sogni, li scrisse in cielo,
ne grondò, calma, per tutta
la lucente ricaduta.
Mario Luzi