domenica 30 novembre 2014
La terra santa
Bentrovati e buona domenica, cari appassionati di Poesiandu!
Pensiero, io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce.
Pensiero, dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?
Sei così ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e così possa perderti
nell'antro della follia.
di "Alda Merini"
sabato 29 novembre 2014
Buon sabato e buon fine settimana a tutti voi, cari appassionati del mondo della letteratura!
Oggi vi propongo una bellissima poesia di Charles Baudelaire, buona lettura!
Spesso, per divertirsi,
gli uomini d'equipaggio
catturano degli albatri,
grandi uccelli dei mari,
che seguono,
indolenti compagni di vïaggio,
il vascello
che va sopra gli abissi amari.
E li hanno appena posti
sul ponte della nave
che, inetti e vergognosi,
questi re dell'azzurro
pietosamente calano
le grandi ali bianche,
come dei remi inerti,
accanto ai loro fianchi.
Com'è goffo e maldestro,
l'alato viaggiatore!
Lui, prima così bello,
com'è comico e brutto!
Qualcuno, con la pipa,
gli solletica il becco,
l'altro, arrancando,
mima l'infermo che volava!
Il Poeta assomiglia
al principe dei nembi
che abita la tempesta
e ride dell'arciere;
ma esule sulla terra,
al centro degli scherni,
per le ali di gigante
non riesce a camminare.
di Charles Baudelaire
giovedì 27 novembre 2014
Pianto dei poeti
Buongiorno e bentrovati!
Questa mattina, per puro caso, ho letto una poesia magnifica di Alda Merini, si intitola: Pianto dei poeti.
Spero sia di vostro gradimento, a me personalmente, ha molto colpito.
Ruba a qualcuno la tua forsennata stanchezza
o gemma che trapassi il suono
col tuo respiro l'ombra che sta ferma
di fronte ad un porto di paura
quel trascendere il mito
come se fosse forzatamente azzurro
o chi senza abbandono
che non sanno che il pianto dei poeti
è solo canto.
Canto rubato al vecchio del portone
rubato al remo del rematore
alla ruota dell'ultimo carro
o pianto di ginestra
dove fioriva l'amatore immoto
dalle turbe angosciose di declino
io sono l'acqua che si genuflette
davanti alla montagna del tuo amore
"Alda Merini"
mercoledì 26 novembre 2014
Il Gobbo
Bentrovati e buon Mercoledì cari appassionati di Poesiandu!
Dalla solita sponda del mattino
io mi guadagno palmo a palmo il giorno:
il giorno dalle acque così grigie,
dall'espressione assente.
Il giorno io lo guadagno con fatica
tra le due sponde che non si risolvono,
insoluta io stessa per la vita
... e nessuno m'aiuta.
Mi viene a volte un gobbo sfaccendato,
un simbolo presago d'allegrezza
che ha il dono di una stana profezia.
E perché vada incontro alla promessa
lui mi traghetta sulle proprie spalle.
di "Alda Merini"
martedì 25 novembre 2014
Ho una nave segreta dentro al corpo
lunedì 24 novembre 2014
Non avessi sperato in te
Bentrovati!
La settimana di Poesiandu, inizia con una bellissima poesia della poetessa Alda Merini, ci auguriamo che sia di vostro gradimento, nel frattempo vi auguriamo buon inizio settimana e buona navigazione insieme a noi.
Non avessi sperato in te
e nel fatto che non sei un poeta
di solo amore
tu che continui a dirmi
che verrai domani
e non capisci che per me
il domani è già passato.
di "Alda Merini"
domenica 23 novembre 2014
Li tiro fuori al risveglio
Buona domenica cari lettori di Frasiandu!
Li tiro fuori al risveglio
dal fondo dei sogni.
La mia mano ha graffiato,
libera nell'oscurità.
A stento decifro i segni
come iscrizioni runiche.
Mi sono inviata da sola
messaggi da un altro luogo.
E il mattino si rischiara
con la loro mancanza di chiarezza.
di "Blaga Dimitrova"
sabato 22 novembre 2014
Rimpianto
Bentrovati cari lettori di Poesiandu.
Se in un crepuscolo pungente di marzo
venissi col tuo sosia bambino
a tirar calci magari a una stele di marmo
quando non vista Minerva arrossisce
per il sole che affonda dietro Chimica Organica
e s'arrischia fra i gatti dell'Orto Botanico
imitando chi raspa di sera nella serra
il vuoto a perdere di una latta
di Coca ultimo resto di un recente amplesso
vedresti come sfiora il volto una poetessa...
di "Biancamaria Frabotta"
venerdì 21 novembre 2014
Vita Pericolosa
Septembre, en attendant
Juste le temps de battre des cils,
Un souffle, un éclat bleu,
Un instant, qui dit mieux,
L'équilibre est fragile
J'ai tout vu
Je n'ai rien retenu
Pendant que ton ombre
En douce te quitte
Entends-tu les autres qui se battent
A la périphérie
Et même si tes yeux
Dissolvent les comètes
Qui me passent une à une
Au travers de la tête
J'y pense encore
J'y pense
A cette époque on n'écoutait qu'à peine
Le clic-cloc des pendules
A l'heure où je te parle
Sans entraves... il circule
En septembre, en attendant la suite
Des carnages il se peut, qu'arrivent la limite
J'y pense encore
J'y pense
Ensemble, maintenant
On peut prendre la fuite
Disparus, pfffuit
Avant qu'ils aient fait ouf
J'y pense encore
J'y pense
J'y pense encore
J'y pense...
Bertrand Cantat
mercoledì 19 novembre 2014
Il Fumo
La piccola casa sotto gli alberi sul lago.
Dal tetto sale il fumo.
Se mancasse
Quanto sarebbero desolati
La casa, gli alberi, il lago!
Bertolt Brecht
Ricordo di Maria A.
Un giorno di settembre, il mese blu,
Tranquillo sotto un giovane susino
Io tenni l'amor mio pallido e quieto
Tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d'estate
C'era una nube ch'io mirai a lungo:
Bianchissima nell'alto si perdeva
E quando riguardai era sparita.
E da quel giorno molte e molte lune
Trascrsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell'amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
Eppure non ignoro il tuo pensiero,
Pure il suo volto più non lo rammento.
Questo rammento: l'ho baciata un giorno.
Ed anche il bacio avrei dimenticato
Senza la nube apparsa su nel cielo.
Questo ricordo e non potrò scordare:
Era bianca e scendeva giù dall'alto.
Forse i susini fioriscono ancora
E quella donna ha forse sette figli.
La nuvola fiorì solo un istante
E quando riguardai sparì nel vento.
Bertolt Brecht
lunedì 17 novembre 2014
Tebe dalle sette porte
Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì ?
Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?
Babilonia distrutta tante volte,
chi altrettante la riedificò ? In quali case,
di Lima lucente d’ oro, abitavano i costruttori?
Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande Muraglia,
i muratori? Roma la grande
è piena d’ archi di trionfo. Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti? Anche nella favolosa Atlantide,
la notte che il mare li inghiottì, affogavano urlando
aiuto ai loro schiavi.
Il giovane Alessandro conquistò l’ India
da solo?
Cesare sconfisse i Galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse quando la flotta
gli fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi
oltre a lui l’ ha vinta?
Una vittoria ogni pagina.
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un grand’ uomo.
Chi ne pagò le spese ?
Quante vicende,
tante domande.
Bertolt Brecht
Io pronuncio il tuo nome
Io pronuncio il tuo nome
nelle notti oscure,
quando giungono gli astri
a bere nella luna,
e dormono i rami
delle fronde occulte.
Ed io mi sento vuoto
di passione e di musica.
Folle orologio che canta
antiche ore defunte.
Io pronuncio il tuo nome
in questa notte oscura,
e il tuo nome mi suona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della mite pioggia.
Ti amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha commesso il mio cuore?
Se la nebbia si scioglie
quale nuova passione mi aspetta?
Sarà tranquilla e pura?
Se potessi sfogliare
con le dita la luna!
Federico García Lorca
venerdì 14 novembre 2014
Nel Perderti.
Nel perderti, io a te,
entrambi abbiamo perso.
Io perché tu eri ciò che amavo di più
tu perché io ero quello che ti amava di più.
Tuttavia, tra noi,
tu perdi più di me
perché io potrò amare le altre
come amavo te
ma tu non sarai amata
come ti amavo io.
entrambi abbiamo perso.
Io perché tu eri ciò che amavo di più
tu perché io ero quello che ti amava di più.
Tuttavia, tra noi,
tu perdi più di me
perché io potrò amare le altre
come amavo te
ma tu non sarai amata
come ti amavo io.
E. Cardenal
Se solo mi toccassi il cuore...
Se solamente mi toccassi il cuore,
se solamente mettessi la tua bocca sul mio cuore,
la tua bocca sottile, i tuoi denti,
se mettessi la tua lingua come una freccia rossa
lì dove il mio cuore polveroso martella,
se soffiassi nel mio cuore, vicino al mare, piangendo,
suonerebbe con rumore scuro, con suono di ruote
di treno assonnate,
come acque vacillanti,
come l'autunno in foglie,
come sangue,
con un rumore di fiamme umide che bruciano il cielo,
suonando come sogni o rami o piogge
o sirene di un porto triste,
se tu soffiassi nel mio cuore vicino al mare,
come un fantasma bianco,
al bordo della schiuma,
in mezzo al vento..... qualcuno verrebbe.
Se solamente chiamassi,
qualcuno verrebbe forse,
qualcuno verrebbe,
dalle cime delle isole, dal fondo rosso del mare,
qualcuno verrebbe, qualcuno verrebbe.
Pablo Neruda
lunedì 10 novembre 2014
La più bella storia d'amore
L'ultimo suono del tuo addio,
mi disse che non sapevo nulla
e che era giunto
il tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, tra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l'ingenua volontà dell'occhio.
Che i solfeggi e i sol
implorano la fame dell'udito.
Che le strade e la polvere
sono la ragione dei passi.
Che la strada più breve
fra due punti
è il cerchio che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un brano di Vivaldi.
Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.
Con tutto questo già appreso
tornai a disfare l'eco del tuo addio
e al suo posto palpitante a scrivere
La Più Bella Storia d'Amore
ma, come dice l'adagio
non si finisce mai
di imparare e di dubitare.
E così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella fugace,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché La Più Bella Storia d'Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.
Luis Sepulveda
venerdì 7 novembre 2014
Non te ne andare
Non te ne andare, ricordo, non te ne andare!
Volto, non svanire così,
come nella morte!
Continuate a guadarmi, occhi fissi,
come un momento mi guardaste!
Labbra sorridetemi,
come un momento mi sorrideste!
Volto, non svanire così,
come nella morte!
Continuate a guadarmi, occhi fissi,
come un momento mi guardaste!
Labbra sorridetemi,
come un momento mi sorrideste!
Ah fronte mia, datti da fare;
non lasciare che si sparga
la sua forma fuori del suo ambiente!
Comprimi il suo sorriso ed il suo sguardo,
fino a farli divenir mia vita eterna!
non lasciare che si sparga
la sua forma fuori del suo ambiente!
Comprimi il suo sorriso ed il suo sguardo,
fino a farli divenir mia vita eterna!
-Sebbene mi dimentichi di me stesso;
sebbene prenda il mio volto, nel soffrir tanto per lui,
la forma del suo volto;
sebbene io sia lei,
sebbene si perda in lei la mia struttura! -
sebbene prenda il mio volto, nel soffrir tanto per lui,
la forma del suo volto;
sebbene io sia lei,
sebbene si perda in lei la mia struttura! -
Oh ricordo, sii me!
Tu – lei – sii ricordo, tutto e solo, per sempre;
ricordo che mi guardi e mi sorrida
nel nulla;
e ricordo, vita con mia vita,
divenuto eterno cancellandomi, cancellandomi!
Tu – lei – sii ricordo, tutto e solo, per sempre;
ricordo che mi guardi e mi sorrida
nel nulla;
e ricordo, vita con mia vita,
divenuto eterno cancellandomi, cancellandomi!
Juan Ramón Jiménez
domenica 2 novembre 2014
Dove troverete
Dove troverete, ditemi, un amore simile al mio, un amore che né il tempo, né la lontananza, né la disperazione possono spegnere; un amore che si accontenta di un nastro smarrito, di uno sguardo perduto, di una parola sfuggita?”
Alexandre Dumas
Sul Muro
Sul muro era scritto col gesso,
vogliono la guerra.
Chi l’ha scritto è già caduto.
Chi sta in alto dice:
“Si va verso la gloria”.
Chi sta in basso dice:
“Si va verso la farsa”.
La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame-
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente.
Bertol Brecht
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