mercoledì 3 aprile 2013
Sonetto XVIII
Mille fïate, o dolce mia guerrera,
Per aver co’ begli occhi vostri pace,
V’aggio profferto il cor; ma a voi non piace
Mirar sì basso con la mente altera:
E se di lui forse altra donna spera,
Vive in speranza debile e fallace:
Mio, perchè sdegno ciò ch’a voi dispiace,
Esser non può già mai così com’era.
Or s’io lo scaccio, ed e’ non trova in voi
Ne l’esilio infelice alcun soccorso,
Nè sa star sol, nè gire ov’altri ’l chiama;
Poria smarrire il suo natural corso;
Che grave colpa fia d’ambeduo noi,
E tanto più di voi, quanto più v’ama.
Francesco Petrarca