lunedì 25 aprile 2016

Uomo del mio tempo


Buongiorno, benvenuti e bentrovati cari lettori ed appassionati di letteratura ed info mondiali.
Oggi, 25 Aprile 2016 è l'Anniversario della liberazione d'Italia, come ogni anno, vogliamo dare a questo Anniversario, l'importante che egli ha, con una delle poesie più belle scritte per questa occasione dal grande Salvatore Quasimodo.

Buona Lettura.


Sei ancora quello della pietra e della fionda;

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
-t'ho visto- dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all'altro fratello:
“;Andiamo ai campi!”. E quell'eco fredda, tenace
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.


di Salvatore Quasimodo

Grazie mille per la vostra cortese attenzione, vi auguriamo buon proseguimento di giornata e buona permanenza insieme a noi.

sabato 23 aprile 2016

L'ulivo


Buongiorno, benvenuti e bentrovati amici e cari appassionati di letteratura e news mondiali.
Siamo finalmente giunti al tanto amato fine settimana che ovviamente sarà allungato grazie al super ponte sino a Lunedì 25 Aprile 2016, anniversario della liberazione d'Italia.
Come trascorrerete questo week-end allungato?
Molti sentivo alla radio e in tv andranno fuori città, altri, come per esempio grande usanza al sud, sarà quello di fare una bella scampagnata all'aria aperta, ma il vero quesito è: Il meteo permetterà tutti questi programmi?
Staremo a vedere! Intanto ci andiamo a gustare una bellissima e profonda poesia del grande D'Annunzio.

Buona lettura.

Laudato sia l'ulivo nel mattino!
Una ghirlanda semplice, una bianca
tunica, una preghiera armoniosa
a noi son festa.

Chiaro leggero è l'arbore nell'aria
E perché l'imo cor la sua bellezza
ci tocchi, tu non sai, noi non sappiamo,
non sa l'ulivo.

Esili foglie, magri rami, cavo
tronco, distorte barbe, piccol frutto,
ecco, e un nume ineffabile risplende
nel suo pallore!

O sorella, comandano gli Ellèni
quando piantar vuolsi l'ulivo, o côrre,
che 'l facciano i fanciulli della terra
vergini e mondi,

imperocché la castitate sia
prelata di quell'arbore palladio
e assai gli noccia mano impura e tristo
alito il perda.

Tu nel tuo sonno hai valicato l'acque
lustrali, inceduto hai su l'asfodelo
senza piegarlo; e degna al casto ulivo
ora t'appressi.

Biancovestita come la Vittoria,
alto raccolta intorno al capo il crine,
premendo con piede àlacre la gleba,
a lui t'appressi.

L'aura move la tunica fluente
che numerosa ferve, come schiume
su la marina cui l'ulivo arride
senza vederla.

Nuda le braccia come la Vittoria,
sul flessibile sandalo ti levi
a giugnere il men folto ramoscello
per la ghirlanda.

Tenue serto a noi, di poca fronda,
è bastevole: tal che d'alcun peso
non gravi i bei pensieri mattutini
e d'alcuna ombra.

O dolce Luce, gioventù dell'aria,
giustizia incorruttibile, divina
nudità delle cose, o Animatrice,
in noi discendi!

Tocca l'anima nostra come tocchi
il casto ulivo in tutte le sue foglie;
e non sia parte in lei che tu non veda,
Onniveggente!

di Gabriele D'Annunzio

Scriveteci, come del resto fate sempre, in tanti, ovviamente risponderò, salvo imprevisti ed impegni,  quasi subito alle vostre richieste via e-mail.
Non mi resta che augurarvi buon proseguimento di giornata, buon week-end e buon 25 Aprile!

lunedì 18 aprile 2016


Buon pomeriggio, benvenuti e bentrovati cari lettori ed appassionati di letteratura.
Anche Aprile, pian piano sta andando via.
Nuovo Lunedì, ovviamente, nuovo inizio di settimana all'insegna del lavoro, degli impegni e degli hobby, come il nostro, grande immenso quello della letteratura e del mondo in generale.

Vi auguriamo buona lettura!

Stringiti a me, 
abbandonati a me, 
sicura. 
Io non ti mancherò 
e tu non mi mancherai. 
Troveremo,
troveremo la verità segreta 
su cui il nostro amore 
potrà riposare per sempre, 
immutabile. 
Non ti chiudere a me, 
non soffrire sola, 
non nascondermi il tuo tormento! 
Parlami, 
quando il cuore 
ti si gonfia di pena. 
Lasciami sperare 
che io potrei consolarti. 
Nulla sia taciuto fra noi 
e nulla sia celato. 
Oso ricordarti un patto 
che tu medesima hai posto. 
Parlami 
e ti risponderò 
sempre senza mentire. 
Lascia che io ti aiuti, 
poiché da te 
mi viene tanto bene!

di Gabriele D'Annunzio 

Ci auguriamo che la poesie sia stata di vostro gradimento, non ci resta che augurarvi buon proseguimento di giornata e buona permanenza insieme a noi!


mercoledì 13 aprile 2016

Meriggio


Buon pomeriggio, benvenuti e bentrovati carissimi lettori ed appassionati di letteratura!
Questo pomeriggio vi farò leggere una poesia che ci ha richiesto la nostra amica Sonia tramite la nostra e-mail, spero che sia di vostro gradimento, buona lettura!

A mezzo il giorno
sul Mare etrusco
pallido verdicante
come il dissepolto
bronzo dagli ipogei, grava
la bonaccia. Non bava
di vento intorno
alita. Non trema canna
su la solitaria
spiaggia aspra di rusco,
di ginepri arsi. Non suona
voce, se acolto.
Riga di vele in panna
verso Livorno
biancica. Pel chiaro
silenzio il Capo Corvo
l'isola del Faro
scorgo; e più lontane,
forme d'aria nell'aria,
l'isole del tuo sdegno,
o padre Dante,
la Capraia e la Gorgona.
Marmorea corona
di minaccevoli punte,
le grandi Alpi Apuane
regnano il regno amaro,
dal loro orgoglio assunte.

La foce è come salso
stagno. Del marin colore,
per mezzo alle capanne,
per entro alle reti
che pendono dalla croce
degli staggi, si tace.
Come il bronzo sepolcrale
pallida verdica in pace
quella che sorridea.
Quasi letèa,
obliviosa, eguale,
segno non mostra
di corrente, non ruga
d'aura. La fuga
delle due rive
si chiude come in un cerchio
di canne, che circonscrive
l'oblío silente; e le canne
non han susurri. Più foschi
i boschi di San Rossore
fan di sé cupa chiostra;
ma i più lontani,
verso il Gombo, verso il Serchio,
son quasi azzurri.
Dormono i Monti Pisani
coperti da inerti
cumuli di vapore.

Bonaccia, calura,
per ovunque silenzio.
L'Estate si matura
sul mio capo come un pomo
che promesso mi sia,
che cogliere io debba
con la mia mano,
che suggere io debba
con le mie labbra solo.
Perduta è ogni traccia
dell'uomo. Voce non suona,
se ascolto. Ogni duolo
umano m'abbandona.
Non ho più nome.
E sento che il mio vólto
s'indora dell'oro
meridiano,
e che la mia bionda
barba riluce
come la paglia marina;
sento che il lido rigato
con sì delicato
lavoro dell'onda
e dal vento è come
il mio palato, è come
il cavo della mia mano
ove il tatto s'affina.

E la mia forza supina
si stampa nell'arena,
diffondesi nel mare;
e il fiume è la mia vena,
il monte è la mia fronte,
la selva è la mia pube,
la nube è il mio sudore.
E io sono nel fiore
della stiancia, nella scaglia
della pina, nella bacca,
del ginepro: io son nel fuco,
nella paglia marina,
in ogni cosa esigua,
in ogni cosa immane,
nella sabbia contigua,
nelle vette lontane.
Ardo, riluco.
E non ho più nome.
E l'alpi e l'isole e i golfi
e i capi e i fari e i boschi
e le foci ch'io nomai
non han più l'usato nome
che suona in labbra umane.
Non ho più nome nè sorte
tra gli uomini; ma il mio nome
è Meriggio. In tutto io vivo
tacito come la Morte.

E la mia vita è divina.

di Gabriele D'Annunzio 

Grazie mille sempre per la vostra cortese attenzione, non mi resta che augurarvi un buon proseguimento insieme a noi, buona permanenza e buon proseguimento di giornata!