venerdì 13 settembre 2013
Lei avanza in bellezza,come la notte.
Lei avanza in bellezza, come la notte
di climi tersi e di cieli stellati,
tutti i pregi della luce e della tenebra
s'incontrano nel suo aspetto e nei suoi occhi:
così addolciti a quella luce tenera
che il cielo nega allo sfarzo del giorno.
Un'ombra ancora, un raggio in meno,
forse avrebbero mutato la grazia senza nome
che ondeggia a ogni treccia corvina,
o dolcemente le illumina il volto,
dove pensieri limpidi e soavi svelano
quanto pura e preziosa la loro dimora.
Su quella guancia, e su quella fronte,
così dolci e calme ma eloquenti,
i sorrisi che vincono, i colori accesi,
parlano solo di giorni nel bene,
di un’anima in pace con tutto,
di un cuore innocente al suo amare.
GEORGE BYRON
La Dama di Shalott
Siede al telaio giorno e notte
tessendo tele iridescenti,
le han raccontato la leggenda
di un maleficio che la coglie
se guarda verso Camelot.
Ma l’incantesimo era oscuro
così tesseva assiduamente,
e non aveva alcun pensiero
la dama di Shalott.
La superficie di uno specchio
è il solo modo di guardare
un mondo di ombre e di riflessi
e vi intravede quella strada
salire verso Camelot…
***
E sulla tela riproduce
figure scorte nello specchio:
di notte a volte c’è l’incanto
di luci fioche, o un funerale,
o musica, su a Camelot.
O con la luna piena in cielo
vanno gli sposi, innamorati,
un mondo di ombre non soddisfa
la dama di Shalott.
***
Scendendo lungo tutto il fiume
con gli occhi assenti, da veggente,
guardando la sua mala sorte
con un contegno distaccato
contempla a lungo Camelot.
E quando è l’ora del tramonto
Scioglie gli ormeggi, e si distende,
sul fiume la corrente porta
la dama di Shalott.
ALFRED TENNYSON
lunedì 9 settembre 2013
Un giorno meravigliosa creatura
Un giorno, meravigliosa creatura,
io per te diventerò un ricordo,
là, nella tua memoria occhi-turchina
sperduto – così lontano lontano.
Tu dimenticherai il mio profilo col naso a gobba,
e la fronte nell’apoteosi della sigaretta,
e il mio eterno riso, che tutti intriga,
e il centinaio – sulla mia mano operaia –
di anelli d’argento – la soffitta-cabina,
la divina sedizione delle mie carte…
MARINA CVETAEVA
Io sono una pagina per la tua penna
Io sono una pagina per la tua penna.
Tutto ricevo. Sono una pagina bianca.
Io sono la custode del tuo bene:
lo crescerò e lo ridarò centuplicato.
Io sono la campagna, la terra nera.
Tu per me sei il raggio e l’umida spiaggia.
Tu sei il mio Dio e Signore, e io
Sono terra nera e carta bianca.
MARINA CVETAEVA
giovedì 5 settembre 2013
Mi Alzo
Mi alzo
il vago grigiore della finestra
il freddo
la polvere della strada
la notte si affila
s'interroga di colpo
mentre si riscaldano le foglie sui rami
assumono luminosità
tagliente
la voce
la complessione
soldi
indizi
tracce
la corda tesa vibra
per questo slancio
per quell'altezza
alla base
uno sguardo
verticale.
Marina Ivanovna Cvetaeva
Alla Vita
Non prenderai il mio rossore
intenso - come le piene dei fiumi!
Sei il cacciatore, ma io non cederò,
sei l'inseguimento, ma io sono la fuga.
Non prenderai la mia anima viva!
Così, nel galoppo delle cacce -
si china - e morde
una vena il cavallo
arabo.
Marina Ivanovna Cvetaeva
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